Sindrome Metabolica
La Sindrome Metabolica è una condizione caratterizzata dalla contemporanea associazione di diversi fattori di rischio metabolici in uno stesso paziente. La causa scatenante sembra essere l’insulino-resistenza, stato metabolico caratterizzato da una diminuzione della normale risposta degli organi bersaglio alle concentrazioni fisiologiche dell’ormone.
I maggiori componenti, ma spesso non gli unici, sono:
- dislipidemia: aumento dei trigliceridi, diminuzione di HDL-colesterolo, aumento di LDL-colesterolo, presenza di particelle di LDL-colesterolo più dense, più piccole e dotate di maggiore potenziale aterogeno;
- ipertensione arteriosa: Circa il 50% degli ipertesi presenta insulino-resistenza, ma è controverso l’esatto meccanismo dell’interferenza dell’insulina sulla pressione arteriosa
- intolleranza glucidica: comprende il diabete mellito tipo 2, la ridotta tolleranza glucidica e l’alterata glicemia a digiuno, tutte e tre ad alto rischio di sviluppo di malattie cardiovascolari;
- stato pro- trombotico;
- obesità promuove l’insulino – resistenza favorendo la “cascata” degli eventi pro-aterogeni.
L’ importanza della precoce identificazione di queste persone sta nel fatto che molte, se non tutte, le componenti la sindrome metabolica possono essere prevenute con una modifica dello stile di vita e/o l’utilizzo di appropriati farmaci.
Gli elementi che devono far sospettare una sindrome da Insulino-Resistenza sono:
- Familiarità di 1°Grado per Diabete Mellito
- Anamnesi di diabete gestazionale
- Sindrome dell’Ovaio Policistico
- Glicemia a digiuno ≥110 mg/dl
- Obesità
- Rapporto Vita/Fianchi >1.0 nell’uomo, >0.8 nella donna.
Sul piano clinico, la presenza di una ridotta sensibilità insulinica può essere desunta sulla base della rilevazione dei caratteri fenotipici soprattutto se in associazione:
- BMI > 27
- Rapporto vita-fianchi > 1 nel maschio e > 0.8 nella femmina
- Glicemia a digiuno > 110 mg/dl
- Trigliceridemia > 250 mg/dl
- HDL – Colesterolo 7 mg/dl nel maschio e > 6.5 mg/dl nella femmina
- Ipertensione arteriosa essenziale
L’ elevato rischio cardiovascolare associato alla sindrome da insulino-resistenza sottolinea la necessità di interventi precoci. Il trattamento dell’insulino-resistenza o meglio il miglioramento della sensibilità insulinica si avvale, in primis, di provvedimenti di ordine comportamentale, quali dieta ed esercizio fisico.
L’esercizio fisico migliora la sensibilità insulinica e i pazienti con anche il solo sospetto di Sindrome Metabolica vanno invitati ad aumentare la loro attività fisica. Accanto alla raccomandazione di praticare almeno 15-20’ di esercizio continuo, studi recenti suggeriscono che cicli multipli di 10’ di esercizio sotto forma di cammino sostenuto possono produrre benefici superiori a esercizi per la stessa durata di tempo al giorno, ma per intervalli più lunghi (20-40’).
La perdita di peso in pazienti obesi riduce i livelli di insulina basale a digiuno, migliora la sensibilità all’insulina, la tolleranza al glucosio, l’ipertensione, la dislipidemia e influenza favorevolmente i fattori dell’emostasi. Nelle donne obese senza diabete, una perdita di peso del 15% abbassa in modo significativo i livelli di insulina. La dieta ottimale per la riduzione del peso consiste in una dieta bilanciata con un deficit calorico quotidiano di circa 500 kcal.